Ecco la seconda parte delle storie raccolte a Sposami 2016.
Avete già avuto modo di leggere il primo capitolo, storie che si sono intrecciate fra tulle e pizzi e scintillanti cristalli, colorati da arance di stagione.
Stavolta invece la storia è una sola e ci si accomoda come in un salotto di casa, di una casa che ha tanti ricordi.
Casa Giangreco e le sue storie di famiglia
La signora Giangreco mi ha accolto nel suo stand come se ci trovassimo nel salotto di casa sua, una signora gentile, una donna di altri tempi, al passo con i tempi ma con quelle buone usanze di una volta.
Ho conosciuto la signora Giangreco al suo stand, le ho raccontato la mia 'missione' al salone Sposami -quella di raccogliere per raccontare delle belle storie- e subito è stata interessata.Era la prima volta che la vedevo e che lei vedeva me, non ci eravamo mai viste, io mi sono sentita subito e mio agio e lei è stata molto carina, e con tanto garbo è stata subito pronta a raccontarsi.
Ci siamo accomodate nel divano che aveva portato lì, che faceva parte del suo arredo.
Mi è piaciuta molto l'idea di avere un divanetto in esposizione, in modo da potersi prendere un attimo di relax.
Sembrava un po di stare 'a casa sua' in effetti.
Mi ha raccontato l'inizio della sua attività, la sua voglia di stare con i giovani, di mettersi in gioco, le cose belle che le sono capitate, mi ha raccontato la bellezza della sua casa, che è fatta di autenticità in quanto è una casa vera, non una ricostruzione.
Gli ampi spazi verdi, il sole, il panorama...ah il panorama, si vede il mare, sembra di toccarlo, è una posizione privilegiata, sembra proprio un'oasi di pace. Si trova a Valverde, in provincia di Catania.'Signora la sua è una vera casa di salute, di relax, si sta veramente bene', già solo al vedere le foto deve essere veramente bella.
Nel suo stand c'era veramente un pezzo della storia della sua famiglia: un tavolo lì presente era riccamente (e romanticamente) addobbato con tovagliato e oggettistica che erano della sua mamma, risalenti quindi alla prima metà del '900.
Sono rimasta a guardare, rimirare e rimirare il tavolo a bocca aperta: il fascino delle cose del passato ha su di me grande effetto, le cose del passato danno stupore e meritano rispetto, sono pezzi di storia, e come storia meritano rispetto e cura, anche nell'osservarle.
Sembrava il tavolo della corte del re mantenendo pero la sua genuinità, la compostezza e il giusto senso della misura, senza strafare. Mi sono messa a fotografare, fotografare, fotografare...
I dettagli dorati che portavano indietro nel tempo, lo stile baroccheggiante, gli angioletti, i bicchieri come non li fanno più, il tocco senza tempo dei melograni, la doppia tovaglia, quella con le frange e quella con i merletti, il tavolo era una piccola bomboniera.
Quello che faceva la differenza, rendendola una tavola non solo bella ed elegante, ma soprattutto 'autentica', era proprio il valore aggiunto dato dal tempo che avevano le cose.
Quell'aria di casa, quel salto nel passato vero della signora, la voglia di raccontarsi, il gusto per le cose belle di una volta, per lo stile di una volta mi sono rimaste impresse.
La luce della casa, la vista, il mare, quell'aria di festa in una cornice di normalità.
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